Hope Edison ha diciassette anni. Sa di essere stata adottata ma è ignara delle sue vere origini. La vita sulla Terra le ha insegnato a stare alla larga dai prepotenti che la prendono sempre di mira, ma l’ha tenuta del tutto lontana dalla guerriera forte e saggia che avrebbe dovuto essere. D’un tratto cominciano ad accadere cose strane, finché la verità non viene svelata. Tutto quello che viene raccontato alla ragazza non fa altro che urtare il suo carattere fragile e demolire le sue poche certezze. Tuttavia gli episodi seguenti le fanno capire che, per la prima volta, deve assumersi le sue responsabilità, così decide di gettarsi in quello che, in un primo momento, le sembra solo una follia. Con il tempo Hope capirà che, quando ci si trova di fronte alle difficoltà, non bisogna scappare ma combattere.
Una storia, in bilico tra mondi reali e mondi fantastici, costruita intorno all’idea che, per raggiungere la pace, non debba esserci uno scontro tra Bene e Male ma che si debba stabilire l’Equilibrio tra di essi. Un’avventura fantasy che vuole essere anche la metafora del percorso interiore per trovare se stessi. Ogni personaggio ha il suo passato e dovrà compiere un viaggio fisico, ma soprattutto psicologico, prima di poter combattere il nemico.
Uno degli aspetti che il lettore non conoscerà mai del libro che tiene tra le mani, ma per ovvi motivi, è la strada che questo ha percorso. L’evoluzione. Come una farfalla che, prima di diventare tale, è stata crisalide, larva e uovo, molti dei racconti che approdano sullo scaffale ultimamente hanno una doppia storia da raccontare: la loro e quella di chi l’ha scritta.
Non che gli altri ne siano sprovvisti, anche perché ognuno di loro butta sangue e sudore sulle proprie opere e addirittura, alcuni arrivano ad innamorarsene così tanto da non coglierne i limiti; ma delle altre (storie) hanno un’energia più vecchia impressa sulle pagine. Prendete il mobile sbeccato della nonna: guardandolo con attenzione ricorderete la volta in cui lo spigolo vi fece rimediare sette punti e un lecca – lecca al pronto soccorso. Ora, guardate la vostra libreria Ikea: suggerisce niente? Appunto.
Alcuni libri hanno vissuto molte più vite di quelle di cui raccontano e uno dei casi più eclatanti del momento, restando in zona esordienti, è di sicuro “La guardiana dei draghi – Il cristallo di Lunus” di Veronica Gareffa, edito da Dark Zone Edizioni.
Si parla di un libro che ha già portato a termine il primo ciclo di vita sotto altri stemmi e che oggi, in occasione del Lucca Comics 2019, viene ri-lanciato dalla sua nuova casa editrice.
Nota a margine: l’editore in questione manda un messaggio assai coraggioso alle altre CE parigrado (ma non solo), ossia, la volontà di spogliarsi del pregiudizio indirizzato a quei manoscritti ritenuti ormai bruciati. “Causa” il self publishing, Wattpad o terze parti, molti editori tendono a snobbare prodotti che sono stati già sul mercato e che, trovandoci in una realtà medio-piccola, hanno parzialmente esaurito la loro forza di vendita. La verità, invece, è che il pregiudizio è un difetto che non ci si può permette in questo ambiente, pena lo scarto di tante storie e di autori che, se supportati, possono regalare non poche emozioni.
Con “Il cristallo di Lunus” parliamo del primo volume di una saga fantasy con qualche strizzata d’occhio alla fantascienza. Infatti, sebbene molto dell’ambientazione e delle componenti ricordino gli elementi dei fantasy più classici, ma con quel tocco di modernità che solleva il testo dalla solita pesantezza, sfumature più o meno impattanti sulla trama sono proprie della letteratura di fantascienza. La figura e l’importanza che viene data al drago, simbolo di genere per eccellenza, sembra scontrarsi frontalmente con i viaggi interplanetari, che invece ricordano tutt’altro tipo di libri. Il punto è che l’autrice, giovanissima per altro (e questo tornerà utile più avanti), imbastisce in maniera semplice uno scenario che attinge a destra e manca e che resta in piedi fino alla fine. Sarà la familiarità, saranno i richiami all’una o all’altra metà della mela del fantastico, ma l’impalcatura su cui regge la trama appare credibile.
Rispetto ai giorni passati, l’autrice ha dato prova di aver lavorato duramente su un testo che agli albori appariva acerbo, sia dal punto di vista dello stile che della concezione e della struttura della trama. Oggi, grazie al supporto e alla supervisione dell’editore, il primo è stato uniformato a uno standard che ha facilitato e faciliterà la crescita della scrittrice; mentre, l’intervento sul secondo ha permesso di far emergere la godibilità di uno scritto concepito da e per i giovani. Infatti, “Il cristallo di Lunus” ha una scenografia, una caratterizzazione dei personaggi, uno sviluppo di trama assai semplice, che poco ha a che vedere con i fantasy contorti e iper-strutturati che intrecciano le sinapsi e che allontanano i giovani dalla lettura. Il testo vede il tutto ridursi alla presenza del Bene e del Male, intesi proprio come protagonisti della vicenda e visti come estremi supremi opposti ed essenza unica di qualsiasi azione e reazione. Questa scissione netta, e anche un po’ utopistica, richiama la psicologia adolescenziale o quella subito seguente, in cui tutto è bianco e nero, bello o brutto, amore od odio. Forse è questa l’unica pecca dello scritto, ossia una concezione un po’ troppo rigida che allontana il lettore più maturo, il quale conosce più sfumature a causa dell’esperienza, e che allo stesso tempo avvicina (anzi, attrae) il lettore più giovane. Proprio quest’ultimo, che spesso si nega alle lunghe sessioni di lettura e che invece, qui, potrebbe decidere spontaneamente di passarci le ore.
A specchio, questa sorta di leggerezza si riflette nei personaggi e nella loro caratterizzazione, dai quali però si solleva Zen: personaggio – guida imperturbabile, complesso, con più sfumature, umano quanto basta e quindi impelagato nelle proprie difficoltà e pensieri.
La trama risulta davvero piacevole, perché il concetto di Equilibrio non viene affrontato, ma trattato come fosse effettivamente un’entità viva e ben presente. È proprio questo a rappresentare le responsabilità che gravano sulle (piccole) spalle della protagonista, Hope. Il concetto di Equilibrio tra Bene Supremo e Male Supremo non fa altro che rinnovare la divisione di cui sopra e questo suggerisce quanto ci si trovi di fronte a un testo fortemente indirizzato (o comunque, adatto) a un pubblico adolescente.
Inoltre, la presenza del drago, inteso come custode del prezioso bene che è l’Equilibrio, non fa altro che fornire un’immagine diversa e piacevole dell’animale stesso: a differenza di Martin e dei tre figli di Khaleesi, protettori ma sempre assai feroci, qui il drago assume le sembianze del tempio al quale affidare il bene più prezioso.
In conclusione, “La guardiana dei draghi – Il cristallo di Lunus” è materialmente il primo mattone di una costruzione più alta e imponente, ma scivola via in maniera fluida senza pesare sulle spalle del lettore. Se giovane, meglio. Se maturo, di sicuro d’esperienza nel riconoscere pagine e pagine di sangue e sudore che ora, grazie a un editore coraggioso e a un’autrice instancabile, hanno trovato una (seconda) nuova luce: probabilmente, quella che meritavano.